A due anni dai primi casi di Covid registrati in Lombardia ci chiediamo se sia possibile intravedere una luce in fondo al tunnel. È certamente presto per dire che l’uscita dalla pandemia è a portata di mano ma, nella speranza che essa si possa verificare in un tempo non troppo lontano, desideriamo raccontare le azioni dell’Europa per far fronte alla più grande crisi che l’Unione si sia trovata ad affrontare nei suoi 65 anni di vita.
Non abbiamo l’ambizione di tracciare la storia europea della lotta alla pandemia ma di contribuire a fornire elementi di conoscenza su quanto le Istituzioni europee nel loro insieme hanno fatto per mettere in sicurezza, sia sul piano sanitario sia sul piano economico, i 450 milioni di cittadini e cittadine dell’Unione.
Il 2020 è stato davvero un annus horribilis con malattie e lutti in quasi ogni famiglia, confinamenti e lockdown che ci hanno paralizzati, città vuote per la chiusura di scuole e fabbriche, incertezza e paura ingigantite dal silenzio delle strade, ospedali inaccessibili perché oltre le loro capacità di accoglienza, esperienze che hanno segnato le nostre vite, cambiandole profondamente.
Una crisi difficile da comprendere per complessità, dimensione globale, intensità, per la “novità” dei problemi che ha posto, per le sfide che ci siamo trovati a fronteggiare.
In questi lunghi mesi ci siamo chiesti se questo sconvolgimento fosse dovuto “solo” alle conseguenze dirette della presenza del virus o non abbia fatto emergere problemi latenti che con il Covid sono diventati visibili e hanno presentato il conto.
A noi pare che questa pandemia abbia messo in evidenza, ingrandendole a dismisura, tutte le nostre debolezze, contraddizioni, disfunzioni a partire, ad esempio, dai sistemi sanitari che in diversi Paesi europei si sono rivelati inadeguati, come quello lombardo, definito per anni di assoluta eccellenza. O la mancanza di potere di intervento in materia sanitaria dell’Unione Europea priva sia di competenze esclusive sia di quelle da condividere con gli Stati membri.
Fortunatamente nelle situazioni difficili, estreme si manifestano capacità di reazione altrettanto intense e, dopo lo smarrimento dei giorni più bui, abbiamo assistito a slanci generosi, senso di responsabilità, coraggio di andare oltre l’immaginabile.
Anche questo ci ha offerto il Covid, nelle nostre realtà locali, nel Paese, in Europa.
Con questo Quaderno vogliamo fare il racconto della risposta dell’Unione alla pandemia, il racconto delle sfide che la UE si è trovata a fronteggiare dai primi segnali della pandemia all’ottobre 2021 e che, secondo noi, è riuscita a superare.
In queste ultime settimane è iniziata la distribuzione della terza dose del vaccino. Sembra il seguito “normale” di una serie di azioni della campagna vaccinale, eppure sono passati solo mesi, non anni da quando, nel volume dell’Edizione Celebrativa per i vent’anni della Fondazione dedicato alle riflessioni sulla pandemia scrivevamo che il 2020 “allungherà le sue ombre anche nei mesi a venire nell’attesa e nella speranza che la scienza consegni presto al mondo il vaccino per debellare questo nemico impalpabile e ancora in larga parte sconosciuto”.
Da lì partivamo, dalla speranza di trovare il vaccino contro il Covid. Oggi oltre l’80% del nostro Paese è vaccinato, Bergamo è tra le prime città per tasso di vaccinazione e la terza dose ha già riguardato diverse migliaia di persone.
Tutto questo quasi certamente non sarebbe stato possibile senza le azioni e la regia complessiva delle Istituzioni europee che, dopo i primi tentennamenti, hanno saputo rispondere alle sfide sia sul fronte sanitario sia su quello economico. Si pensi alla decisione di acquisti comuni di materiale protettivo e di vaccini, alla diversificazione del portafoglio delle prenotazioni degli stessi nell’incertezza dell’esito delle ricerche per il loro sviluppo, al rapporto non facile con le case farmaceutiche, al contenimento degli egoismi nazionali per poter assicurare la contemporanea distribuzione dei vaccini in tutti i Paesi membri, alla predisposizione del Next Generation EU, operazione di indebitamento comune per sostenere e rilanciare le economie degli Stati membri.
Abbiamo affidato questo racconto al giornalista David Carretta, corrispondente da Bruxelles di Radio Radicale che da oltre vent’anni, giorno dopo giorno, alle sette di mattina ci racconta cosa succede a Bruxelles, una sorta di bollettino giornaliero delle azioni delle Istituzioni europee. Gli abbiamo chiesto di sintetizzare i suoi interventi quotidiani di questi due anni di pandemia in un racconto per la Fondazione Zaninoni.
È un racconto che incuriosisce, che “prende”, che a volte persino stupisce, ad esempio nella descrizione delle difficoltà per tenere insieme e ricondurre a razionalità comportamenti di singoli Paesi quando, più che la razionalità, erano l’emotività e il panico a dettarne i comportamenti.
In pochi, ad esempio, si sono accorti che la scelta compiuta dalla Commissione e dai Governi per acquisti comuni e distribuzione contemporanea di vaccini è stata quella della solidarietà interna ed esterna prevenendo la concorrenza tra Paesi che avrebbe avvantaggiato i Paesi “forti”, allo stesso tempo rimanendo aperti alle esportazioni per assicurare dosi anche al resto del mondo.
Il tutto, come ci racconta David Carretta, evitando che la costruzione giuridica europea crollasse sotto il peso della pandemia.
Con questo Quaderno abbiamo voluto fare, in un periodo contrassegnato dalle fake news, informazione la più oggettiva possibile, grazie a chi, godendo di un osservatorio privilegiato, segue le Istituzioni europee con uno sguardo attento, “positivo” ma rigoroso.
Ne raccomandiamo la lettura a “piccole dosi” data la densità del contenuto che necessita di metabolizzazione lenta.
A noi pare che in questa crisi l’Europa abbia dato prova di reattività inattesa anche andando oltre, in alcuni casi, i limiti che il Trattato le impone.
Anche per questa ragione la pandemia da SARS-CoV-2 è un evento spartiacque nella storia della UE che richiede coraggio, il coraggio necessario per dare avvio ad una nuova fase della vita dell’Unione Europea ponendo mano alla riforma del Trattato.
La Conferenza sul futuro d’Europa, aperta congiuntamente il 9 maggio di quest’anno da Parlamento, Commissione e Consiglio europei e che si sta svolgendo in questi mesi per definire come sarà il futuro europeo, è un’occasione da non perdere.
Pia Locatelli
Presidente Fondazione A.J Zaninoni