Come ricorda la Presidente nella sua introduzione, la Fondazione A.J. Zaninoni ha nei suoi intenti statutari: promuovere la diffusione della cultura del lavoro, anche nella sua accezione più ampia di progetto di vita; analizzare i meccanismi del mercato del lavoro, la sua complessità ed i suoi processi attuali e futuri; favorire opportunità equivalenti e percorsi tendenti alla parità, intesa come possibilità per donne ed uomini di realizzarsi nella vita privata, professionale e pubblica. Non poteva quindi rimanere indifferente al dibattito che si è aperto quest’estate con l’articolo-provocazione di Pietro Ichino, pubblicato dal Corriere della Sera, sui nullafacenti nel pubblico impiego. Che i nullafacenti non debbano avere strumenti giuridico-contrattuali di difesa della loro condizione – appunto di nullafacenti – in un Paese normale dovrebbe essere ovvio, ma in Italia dichiararlo diventa una provocazione. E così è stato per Ichino. Il suo intervento ha suscitato una serie di articoli, commenti, e-mail, messaggi nei forum telematici al di là di ogni aspettativa dello stesso autore, che ha ritenuto di raccogliere in un libro una proposta compiuta, accompagnandola con testimonianze di cittadini, operatori del pubblico impiego e no. Abbiamo voluto che Ichino presentasse il suo libro in un convegno, di cui di seguito pubblichiamo gli atti. Le sue tesi sono state proposte in termini dialogici con rappresentanti del mondo dell’imprenditoria, del sindacato e dell’università, arricchendo così il confronto con i loro punti di vista. Che lo stesso Ichino ha apprezzato, poiché il tema è la riforma complessiva della pubblica amministrazione, per la quale “gli stimoli giusti non possono essere soltanto il bastone del licenziamento, ma ci deve essere tutta un’innervatura di incentivi per i quali tutte le competenze, le abilità, sia sul piano della scienza dell’organizzazione sia sul piano del diritto amministrativo, devono essere mobilitate”. La Fondazione è convinta, insieme ad Ichino, che il nostro Paese abbia le risorse per operare questa trasformazione, dobbiamo solo tenere alto il dibattito, come abbiamo cercato di fare con questo convegno.
Paolo Crivelli
Direttore della Fondazione