A quindici anni dalla morte del professor Hyman Minsky, la Fondazione A.J. Zaninoni, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze economiche dell’Università di Bergamo, ha organizzato un incontro, di cui pubblichiamo gli atti, per rendere un tributo a questa figura di economista fuori dalla mainstream economics e mantenere vivo il suo intenso legame con la città e l’Università di Bergamo.
Il professor Minsky è nato a Chicago nel 1919 dove ha studiato fino alla laurea, ha conseguito il dottorato ad Harvard, ha insegnato in numerose università americane ed ha concluso la sua carriera alla Washington University di Saint Louis che nel 1990, anno del suo pensionamento, gli ha attribuito il titolo di professor emeritus. Dopo aver concluso la carriera universitaria, è stato distinguished scholar al Levy Economics Institute of Bard College di New York.
Il legame del professor Minsky con l’Italia è iniziato nella seconda metà degli anni Settanta e lo dobbiamo al professor Jan Kregel, economista statunitense che, chiamato dall’allora presidente di Confindustria, Guido Carli, a far parte del Centro studi istituito in Confindustria, indicò il nome di Hyman Minsky, che si trasferì per un anno a Roma con la famiglia.
Fu a Bergamo grazie ai rettori Giorgio Szegö e soprattutto Piero Ferri, quando in Università circolavano nomi prestigiosi come Merton, Modigliani, Strauss-Kahn, Farmer... personaggi dalle visioni molto diverse e proprio per questo stimolanti. Dal ’78 Hyman Minsky venne sistematicamente a Bergamo e di questo legame, che si interruppe soltanto con la sua morte, ebbero merito, insieme all’Università, altri amici che crearono le condizioni perché la sua permanenza si intensificasse negli anni, anche grazie all’acquisto di una casa che tuttora la famiglia possiede in Città Alta e dove la moglie Esther trascorre sempre le estati, continuando così a essere “bergamasca”.
Il professor Minsky, che è stato studente di Schumpeter e la cui formazione ha come radice la tradizione istituzionale di Chicago, era molto orgoglioso del suo legame con la nostra città, tant’è che soleva attribuirsi una doppia appartenenza universitaria: si presentava come Minsky della Washington University di Saint Louis e dell’Università di Bergamo. Considerava questa relazione con Bergamo come un riconoscimento, che invece non aveva nel mainstream. Hyman Minsky ha amato Bergamo, in particolare Città Alta, e Bergamo ha ricambiato il suo affetto attribuendogli post mortem la cittadinanza onoraria, con una medaglia d’oro che la moglie Esther porta con grande orgoglio. Nel 1998 l’Università di Bergamo gli ha intitolato il Dipartimento di Scienze economiche come segno di gratitudine e affetto, ma soprattutto come espressione di stima nei confronti del suo lavoro e con la speranza che il suo approccio allo studio dell’economia e il suo metodo di ricerca possano continuare ad essere fonte di ispirazione.
Minsky è noto per la sua rilettura di Keynes come economista eterodosso, dove la moneta e i mercati finanziari svolgono un ruolo essenziale. In un mondo caratterizzato dall’incertezza, gli investimenti privati determinano il ciclo, e sono a loro volta influenzati dai rapporti finanziari.
L’ultimo Minsky ha sottolineato il ruolo cruciale dei money manager e della cartolarizzazione. Voci autorevoli, e la stessa stampa, hanno sostenuto che la crisi dei subprime fosse una conferma della sua ipotesi dell’instabilità finanziaria: un vero e proprio Minsky moment, l’esplosione di una bolla finanziaria dovuta all’eccesso di indebitamento privato (questa volta delle famiglie, più che delle imprese). Dalla fine del 2008 si è profilato l’incubo di un Minsky meltdown: il collasso delle economie determinato dalla deflazione da debiti. L’idea che nel capitalismo finanziariamente evoluto la “stabilità sia destabilizzante” e che la crisi discenda da una fragilità finanziaria crescente è tornata al centro del dibattito. Minsky come la Cassandra che aveva anticipato la crisi. Ancora più attuale è forse la sua proposta di superare in avanti il keynesismo, muovendo verso una radicale socializzazione dell’investimento, una significativa regolazione della finanza, lo Stato come fornitore diretto di occupazione.
Hyman Minsky, economista dal pensiero pluridimensionale, aveva un’idea dell’economia come un insieme di relazioni sociali e ci ha lasciato alcuni insegnamenti, che il professor Piero Ferri ci ha ricordato nel corso del suo contributo al convegno: la sfida principale è capire l’economia contemporanea; l’economia non è un dato di natura ma è plasmabile con politiche economiche ed istituzionali; infine e soprattutto la sfida va vinta con tecniche di frontiera. Per questo nell’invito al convegno abbiamo voluto riportare una frase di Keynes che ci sembra particolarmente appropriata per il nostro tributo a Hyman Minsky: “Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova epoca. Nel frattempo, se vogliamo veramente fare qualcosa di buono, dobbiamo apparire eterodossi, importuni, pericolosi, ribelli nei confronti di chi ci ha preceduto”.
Pia Locatelli
Presidente della Fondazione