QUADERNO 28

Chi governa il mondo?

Nell’ambito del ciclo di conferenze sul tema “Ricerca dell’identità italiana. Ragioni e origini delle nostre fragilità”, organizzato dal Centro culturale NuovoProgetto e dalla Fondazione A.J. Zaninoni, abbiamo avuto modo di ascoltare il professor Cassese nell’incontro “Una società senza Stato? Modernità e arretratezza delle istituzioni italiane” e di apprezzarne la lucidità della riflessione e la chiarezza espositiva. Abbiamo quindi pensato fosse lo studioso giusto per intrattenerci su un argomento di grande attualità ed importanza strategica: la globalizzazione.

I grandi cambiamenti e le veloci trasformazioni di natura economica, politica, giuridica e sociale che hanno investito il sistema globale mettono in evidenza come il mondo non sia governato soltanto dagli Stati, né tanto meno dall’azione parallela delle Istituzioni internazionali. Sabino Cassese sostiene, senza il cupo pessimismo di molti intellettuali, che a regolarne le sorti sia una forma di regime “politico mondiale”, la global polity. Una realtà giuridico-politica ibrida, priva di una struttura unitaria e per molti aspetti ancora inefficiente, dominata da network, con ruoli fluidi e alleanze variabili, i cui lineamenti potrebbero addirittura diventare – o, forse, già sono in filigrana – quelli di un sistema.

Il suo approccio non nega la complessità della situazione, le sue contraddizioni, e come il governo di quella che lui chiama semi-globalizzazione sia ancora in embrione (gli Stati hanno impiegato lunghissimo tempo per strutturarsi, non si può pretendere che le Organizzazioni sovranazionali, molto più recenti e complesse, possano da subito esprimere efficienza e coerenza organizzative).

Ciò che conta, conclude il professore, è che alla domanda essenziale cui prodest la risposta sia che tutto avvenga “a beneficio dei cittadini, nella loro veste di cittadini per i diritti civili o di consumatori o di clienti in quanto acquirenti di beni o di servizi. Questa è la domanda ultima che dobbiamo porci ogni volta che ci chiediamo a che serve lo Stato, a che serve l’ONU, a che serve l’Organizzazione Mondiale del Commercio o a che serve la Regione o a che serve il Comune, perché tutte queste Istituzioni fondamentalmente esistono per fornire dei servizi a noi”.

Paolo Crivelli
Direttore della Fondazione

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Nell’ambito del ciclo di conferenze sul tema “Ricerca dell’identità italiana. Ragioni e origini delle nostre fragilità”, organizzato dal Centro culturale NuovoProgetto e dalla Fondazione A.J. Zaninoni, abbiamo avuto modo di ascoltare il professor Cassese nell’incontro “Una società senza Stato? Modernità e arretratezza delle istituzioni italiane” e di apprezzarne la lucidità della riflessione e la chiarezza espositiva. Abbiamo quindi pensato fosse lo studioso giusto per intrattenerci su un argomento di grande attualità ed importanza strategica: la globalizzazione.

I grandi cambiamenti e le veloci trasformazioni di natura economica, politica, giuridica e sociale che hanno investito il sistema globale mettono in evidenza come il mondo non sia governato soltanto dagli Stati, né tanto meno dall’azione parallela delle Istituzioni internazionali. Sabino Cassese sostiene, senza il cupo pessimismo di molti intellettuali, che a regolarne le sorti sia una forma di regime “politico mondiale”, la global polity. Una realtà giuridico-politica ibrida, priva di una struttura unitaria e per molti aspetti ancora inefficiente, dominata da network, con ruoli fluidi e alleanze variabili, i cui lineamenti potrebbero addirittura diventare – o, forse, già sono in filigrana – quelli di un sistema.

Il suo approccio non nega la complessità della situazione, le sue contraddizioni, e come il governo di quella che lui chiama semi-globalizzazione sia ancora in embrione (gli Stati hanno impiegato lunghissimo tempo per strutturarsi, non si può pretendere che le Organizzazioni sovranazionali, molto più recenti e complesse, possano da subito esprimere efficienza e coerenza organizzative).

Ciò che conta, conclude il professore, è che alla domanda essenziale cui prodest la risposta sia che tutto avvenga “a beneficio dei cittadini, nella loro veste di cittadini per i diritti civili o di consumatori o di clienti in quanto acquirenti di beni o di servizi. Questa è la domanda ultima che dobbiamo porci ogni volta che ci chiediamo a che serve lo Stato, a che serve l’ONU, a che serve l’Organizzazione Mondiale del Commercio o a che serve la Regione o a che serve il Comune, perché tutte queste Istituzioni fondamentalmente esistono per fornire dei servizi a noi”.

Paolo Crivelli
Direttore della Fondazione

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